ALCUNI ESTRATTI DAL LIBRO

<< LA SPIA DA UN MILIONE DI DOLLARI IN TRAPPOLA>>


Premessa al dossier definitivo dei fatti accaduti in Montefluos

Mentre termino di scrivere queste pagine sono passati più di due anni da quel 13 febbraio 1990 in cui fui fermato dalla Digos nella hall dell’hotel Hilton a Milano : avevo una borsa rossa resa pesante dal milione di dollari ricevuti poco prima nella camera 407 da un anziano signore, Mr. Barrow, in cambio delle fotocopie di due brevetti di proprietà della Ausimont. Questo l’epilogo di una “ brillante operazione” che tanto scalpore suscitò per una settimana nell’opinione pubblica per una vicenda che si sarebbe invece conclusa riservatamente in un piovoso mattino di ottobre, in un’aula della pretura di Verbania.
Dubito ormai di riuscire a far pubblicare questo memoriale : i cortesi dinieghi addotti sono presto detti : una vicenda ormai finita che non fa più notizia che tratta di un argomento incompatibile con le politiche editoriali.
La verità non fa tiratura e le leggi del mercato sono tiranne e forse nessuno può inimicarsi la potente Ferruzzi-Montedison, a cui rendere pubbliche queste pagine non farebbe certo piacere, solo per dare voce alla spia che vuole ristabilire la verità su quanto accaduto ed il suo significato.
Del resto gli aspetti sindacali e giuridico-brevettuali che vengono portati alla luce, investono un segmento sociale limitato, con scarsi poteri sul piano contrattuale, economico, politico ed elettorale e nessuno su quello brevettuale , per cui la loro discussione può essere ritenuta non prioritaria e non attuale, anche se il valore economico e l’importanza strategico per lo sviluppo e l’innovazione di un paese dei brevetti industriali sono enormi, con un valore economico incalcolabile ad esclusivo vantaggio delle imprese proprietarie dei brevetti e nessun ritorno economico per gli inventori e in questo il nostro paese è diverso e più arretrato dai molti altri paesi occidentali avanzati, a cominciare dagli USA.
Questa storia è bene riprenderla dall’epilogo che costituisce la chiave di lettura dell’intera sequenza cronologica dei fatti accaduti e dà il significato ultimo alle scelta della Montedison, per le quali l’operato dei signori della Montefluos trova legittimazione in una logica aziendale.
Nei giorni del clamore e dell’infamia si era assistito ad uno strano gioco delle parti, a ruoli iinvertiti : il potente, vittima dello spionaggio, data la sua versione con il diritto dell’innocente tutelato dalla legge, non ribatteva al reo, ladro, spia e giuda traditore che, invece di restare ammutolito per la vergogna, parlava e accusava.
Quello non era il distaccato e superiore riserbo di chi non vuole infierire e questa non era la confessione di uno che vuole confondere le carte in tavola, a propria discolpa, perché il potente impose il silenzio anche al reo.; in gioco quindi c’era quello non detto su una brutta storia dentro l’azienda, con le conseguenze che poteva avere sulla lotta ancora in corso per il controllo  dell’Enimont, di cui il Dr. Gardini rivendicava il controllo in nome della superiorità dei propri criteri di gestione aziendale e delle sue risorse.
Per il reato commesso ho poi reso conto alla legge ma il processo e la condanna che a loro interessava di più, l’avevano già emessa, facendomi pagare un prezzo ben al di la di quanto prevede la legge : l’infamia con cui stravolgere la mia vita, ipotecandone il futuro, mentre loro hanno potuto non rendere conto alcuno e a nessuno per quello che mi hanno fatto.
Il mio non era il caso esemplare per quell’epilogo infamante e allora è giusto che ad ognuno siano riconosciute le responsabilità delle proprie scelte e le mie non sono più coatte.
Se dopo quei giorni non sono crollato definitivamente lo devo all’affetto di chi mi è stato vicino e al duro lavoro di terra e di bosco e queste pagine le devo a me stesso e alla mia coscienza, a cui sento di dover rendere conto solo per quello che ho causato a coloro che mi sono cari ; a loro spero servano a capire perché ho potuto agire così.
Il mio è stato un atto di ribellione e di riaffermazione della mia dignità di ricercatore e di persona e di stima per me stesso, che loro avevano calpestato, fino a negarmi ogni aspirazione di realizzazione sul piano personale; loro mi avevano  fatto pagare il mio passato politico di lotte fatte alla luce del sole e in prima persona, avevano calpestato il mio presente, negato il mio diritto ad un futuro e preteso che ne fossi anche contento. Come non pensare a quello che ha scritto Primo Levi dei nazisti.
Non cerco giustificazioni per ciò che ho voluto fare, né ritengo di averne per una mia decisione sbagliata di cui ho piena responsabilità, non sminuita per le circostanze in cui la presi, perché nel ripagarli con la loro stessa moneta e sul loro stesso piano, usando le loro stesse armi, diventavo come loro ed in questo io avevo già perso e loro vinto.
E’ con mezzi diversi che gente simile può e dovrebbe essere combattuta : sul piano dei rapporti aziendali non hanno la forza della ragione; il potere che è loro concesso e di cui è loro consentito abusare, poggia su un assenso reso coatto dalla mancanza di tutela, da regole interne diverse da quelle scritte e criteri di gestione diversi da quelli sbandierati, che possono arrivare a essere mafiosi.
Un memoriale dunque per dare “a ciascuno il suo” in questa brutta storia , da loro resa esemplare e significativa e su questo , per ragioni diverse e opposte concordo, perché ritengo che sia utile per capire aspetti importanti della realtà interna alla moderna impresa, a tecnologia avanzata, gestita a loro dire con criteri imprenditoriali e manageriali rivendicati pubblicamente e resi operativi senza interferenze di sorta.
Stiamo parlando infatti di Ricerca e Sviluppo a carattere industriale e in particolare di ricerche esplorative nella Chimica; i fatti sono avvenuti in una dei “ gioielli di famiglia” che Gardini tenne per se quando collocò le altre imprese della Montedison nell’Enimont; l’operato di cui si parla non è di un manager periferico, bensì del vertice, del top managment della Montefluos , legittimato a posteriori dal Gruppo, da me messo al corrente dei fatti successi e quell’operato risulta quindi a pieno titolo alla sua logica aziendale.
Ognuno può constatare come sono state valutate, riconosciute e premiate le capacità professionali e i risultati eccezionali conseguiti ; brevetti che proiettano la Società << due anni avanti alla concorrenza internazionale…un abisso in questo campo la cui vendita avrebbe comportato un danno di molti di miliardi>>. <<Brevetti di cui lo spione…si è spacciato per padre senza esserlo>> commentava il giornalista opportunamente informato del Corriere e come confermò il Prof. Dario Siamesi  <<ognuno si inventa le paternità che vuole>> . Già, chi ha il potere di farlo, lo fa impunemente.