martedì 2 ottobre 2012

CARI AMICI BLOGGER, DI FACEBOOK E PERSONALI :

Dopo una gestazione dolorosa ultraventennale, segnata nei primi anni da sentimenti contrastanti di ribellione, di impotenza e frustrazione ed in seguito da un’esigenza di analisi approfondita del significato di quanto successo e subìto e infine da un ampliamento delle implicazioni politiche di quanto accaduto, ricondotto a “ o Sistema” Italia e alla sitazione politica attuale, finalmente sono riuscito a partorire la pubblicazione del mio libro <<UNA SPIA DA UN MILIONE DI DOLLARI>> sul sito on line Il mio Libro.it e in forma cartacea presso le librerie la Feltrinelli, su ordinazione.
La versione finale è di 315 pagine, che io stesso non ho ancora letto nella sua forma integrale
Un’idea dei suoi contenuti ci si può fare dall’Indice e dalla lettura degli estratti, citati sul mio blog , sensibilmente integrati da considerazioni sui problemi dei ricercatori che fanno Ricerca & Sviluppo a carattere industriale, sulla distruzione pressoché totale della grande industria a tecnologia avanzata nel nostro paese, il che preclude l’Innovazione e quindi la competitività e la crescita.
Per ora, resta l’auto, finchè dura, data la scomparsa dei famosi 20 miliardi di investimenti promessi  ma mai visti, vincolati a previsioni da fiaba di crescita della domanda di auto in Europa, mentre i crudeli dati di mercato indicavano esattamente l’opposto in tutto il mondo, Giappone, Cina e Usa compresi, a cui solo  Fim, Uilm e Ugl, dalla vista di talpa, dettero credito.
Sostituiti dalla consueta prassi polidecennale di richiesta di cassa integrazione, ordinaria e straordinaria, lo spezzatino della Fiat nelle New Co, pronte per la loro vendita, le idee  “all’americana”sulla rappresentanza sindacale, l’abolizione del ccnl e la concezione di democrazia in fabbrica del Mr col golfino, sedicente “ metalmeccanico”, che faceva tanto “ democratico” in confronto con i passati Amministratori Delegati, in completi grigi e incravattati e la recessione già allora in atto.
Recessione che ha fatto passi da gigante proprio grazie alle misure di Berlusconi e Monti, che candidamente ha dovuto ammetterne la  responsabilità, come se fosse una quisquiglia di poca importanza, dato il carattere neoliberista delle sue misure, per loro natura recessive e  inique.
Insomma per un neoliberista come lui aggravare la recessione fa parte dei suoi obiettivi economici. Peccato che si sia ben guardato dal dirlo subito invece di promettere di abbassare il debito pubblico che, al contrario, invece cresce per gli interessi che paghiamo per vendere i Titoli di Stato.
Ve lo immaginate l’accoglienza che avrebbe ricevuto se si fosse presentato come salvatore della patria, portata  sull’orlo del baratro dal Berlusca,dicendo che avrebbe fatto pagare la crisi  ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, cioè a chi paga le tasse e i Servizi Pubblici per tutti, fatto salire il debito pubblico e aggravato la recessione, cioè dicendo la verità, senza toccare i privilegi delle caste corporative
Come noto, dopo Martin Luther King, molti leader politici e di Stato si sono scoperti sognatori, hanno detto di avere un sogno, per il benessere della popolazione, che invece ha visto aumentare solo il proprio malessere, mentre una vita da sogno l’hanno fatta e la fanno loro e guai a toccargliela
Monti non sogna e non piange lacrime di coccodrillo come la Fornero Lui.dice e ripete come un mantra di vedere la luce in fondo al tunnel,.Certamente per lui e quelli come lui la luce c’è e c’è sempre stata mentre non c’è il tunnel della crisi, nel senso che questa non li tocca affatto , non li sfiora nemmeno. Al contrario della maggioranza della popolazione. Il fatto è che non spiega  in base a quali dati concreti, che nessun esperto economista vede o intravede, si possa intravedere quella benedetta luce.
 Insomma Monti ha le allucinazioni che spaccia come sogni alla popolazione che paga la crisi e le sue misure che arricchiscono i ricchi e impoveriscono tutti gli altri.
Anche di queste cose tratta il libro, come pure dei problemi dei ricercatori scientifici,dei docenti precari e della Istruzione Pubblica , di quello che ne resta e sicuramente impoverita
Stiamo vivendo nella più grave crisi economica da quando è nato il capitalismo e il neoliberiberismo, che fa la sua comparsa sulla scena della storia con il golpe di Pinochet, nel 1973, con i “ Chicago boys” di Friedmann .
Crisi economiche che avevano già fatto da levatrice al Fascismo e al Nazismo
E’ stato inevitabile quindi accennare alle diverse teorie moderne sulla rivoluzione fattibile, per uscire dalla crisi, diversamente dal passato, “ da sinistra”.
Che nessuno pensi alla ghigliottina della Comune di Parigi, né alla presa del Palazzo d’Inverno : la prima ci ha lasciato Egalitè, Fraternitè, Libertè, idee perenni e bandiera di qualunque democratico,libertario. La seconda ha portato ai gulag e a una dittatura feroce dell’Apparato di Partito, che è crollato definitivamente col muro di Berlino nel 1989, che ha trascinato con se il crollo della concezione leninista del Partito e della presa del potere e del Socialismo reale, o meglio, del capitalismo di Stato,perché di questo si trattava.
Gli esponenti dell’apparato del Partito sovietico si sono spartiti i pezzi della torta URSS, Stati compresi e, assieme alla mafia hanno fatto nascere nei loro paesi il capitalismo, in alcuni casi neoliberista, lo stesso che sta guidando la Cina, sotto l’ala protettrice del Partito e dei suo carri armati.
Della rivoluzione , o meglio dell’avvio di un processo rivoluzionario, per cambiare radicalmente e democraticamente lo stato delle cose, nel nostro paese, a cominciare dal fare pagare la crisi a chi ‘ha causata e a chi non ha mai pagato, non vedo traccia nel nostro paese, mentre sento tante promesse di cambiare tutto,fatte da coloro che in buona parte ci hanno portato a questa situazione e senza mettere in discussione la classe dirigente del paese. Lo dicono per adeguarsi ,a parole, al coro unanime che sale dal basso e di tono,  e perché niente cambi nei fatti. E’ il contesto finale in cui si colloca l’ultima parte del libro.
Per questo, dopo molti anni di vita privata, mi sono deciso a fare una proposta politica pubblica, in nome del sacrosanto diritto di parola di tutti coloro che pagano la crisi ed in particolare dei precari giovani e vecchi, del Pubblico e del Privato, da sempre senza parola e oggi, addirittura senza futuro, si dice. In un doppio senso : perché, ora come ora, così come stanno le cose, l’unico futuro loro riservato dalle caste dirigenti è la precarietà a vita o la disoccupazione e contemporaneamente per privarli addirittura del diritto ad aspirare ad un futuro, a costruirsi un futuro con le loro mani, cosa a cui, secondo i potenti non devono neppure aspirare, perché vogliono togliere dalla testa di tutti gli altri persino l’aspirazione a un futuro, cosa di cui hanno paura. Perché sanno che il futuro è nelle loro mani e dipenderà da cosa vorranno,potranno o saranno costretti a fare, per necessità, per aspirazione e per la loro dignità di persone.
Quindi il loro futuro dipende in primo luogo da loro, da tutti loro assieme, dai disoccupati e dai precari  di ogni età e di ogni settore, pubblico o privato, dai lavoratori dipendenti con contratto a tempo indeterminato, che si scoprono per niente garantiti, perché i contratti possono essere disconosciuti unilateralmente dal padronato, come avvenuto col CCNL dei metalmeccanici, con l’abolizione dell’art. 18 e l’applicazione dell’art.8 che consente al padronato di agire in deroga di qualunque accordo pattuito e sottoscritto, per cui l’unica garanzia dipende dalle loro mobilitazioni e lotte, a partire dai loro sacrosanti obiettivi particolari, per arrivare alla mobilitazione e alla lotta per il superamento della loro condizione comune, per il bene comune.
Per non pagare i costi della crisi e farla pagare alle banche e alla speculazione finanziaria che l’hanno generata, per il benessere comune, per la libertà dal bisogno, per tutto quanto ci accomuna, per una democrazia libera dai privilegi delle caste corporative, contro il nemico comune, rappresentato oggi dal capitalismo neoliberista e dalle sue ricette inique e antidemocratiche, sin da quando è comparso sulla scena mondiale
Come pensionato, con un figlio giovane, ho cercato di esporre con parole semplici e chiare cosa vogliamo e proponiamo in un Programma Politico Apartitico Unitario dei Cittadini, che ho lanciato in rete come una bottiglia nell’oceano, sperando che qualcuno la raccolga e ne usi e integri il contenuto con le richieste e proposte fatte nel Movimento, per raccogliere milioni di firme a suo sostegno, dando la parola ai pensionati, ai giovani disoccupati o precari, dispersi in una miriade di ambiti e settori lavorativi. Non coinvolgibili diversamente e mai, di fatto coinvolti in passato, per cui abbiamo sempre lottato con un braccio solo, lasciando ai margini la grande maggioranza dei lavoratori, delle piccole fabbriche, della distribuzione, del turismo, degli uffici, privati di voce in capitolo. Per accumunare tutte le forze possibili e quindi la forza di ognuo e comune, di tutti e portarlo avanti con forme di lotta clamorose, eclatanti, che costano poco e si fanno sentire e vedere da tutti. Fatte per durare e crescere fino alla vittoria.
. Per intendersi, visto che van di moda le primarie, si tratterebbe di una sorta di primarie, fatte dal basso, su cosa vogliamo e proponiamo,come un pronunciamento popolare, concreto e politico allo stesso tempo.
Per la rigenerazione della democrazia partecipativa.
Se accadrà sarà la prima volta
Non sono né aspiro ad essere un capopopolo né un populista. Ce n’è già in giro uno e per di più, sembra, anche autoritario, che basta e avanza. Non agisco per dare rappresentanza alla protesta qualunquista dei vaffanculo, che quello dei << chi se ne frega>>
E’ in atto un feroce attacco di classe alle condizioni di vita e di lavoro della stragrande maggioranza della popolazione. Occorre rispondere sullo stesso piano di classe.
Il mio ruolo resta quello di un  proponente e, se richiesto, darò consigli basati sulla mia esperienza politica pubblica passata.
Se sarà un contributo per un nuovo assalto al cielo o l’ultimo canto del cigno di un dinosauro ribelle, quindi folle, secondo il Che, lo diranno i fatti.
Quello che a voi tutti chiedo è di leggerlo e, se condiviso, di fare tam tam sui vostri blog, siti, con amici e conoscenti.
Un fraterno saluto a tutti.
Antonio Marraccini
Da qualche parte nel mondo 30 settembre 2012
   

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