martedì 5 luglio 2011

Come è nata l'idea di scrivere il libro: "Una spia da un milione di dollari"


Questo scritto nasce quasi vent’anni fa come dossier dato ai vertici della Montedison per raccontare i fatti e i misfatti fino all’illecito compiuti a mio danno dal top managment della Montefluos, che  portarono al mio tentativo di spionaggio industriale, sventato e finito nella cronaca con un’edizione straordinaria del TG1 di Vespa e nella stampa a carattere nazionale il 14 Febbraio del 1990 per un intera settimana. In tale occasione, fui demolito professionalmente e umanamente, senza ricevere alcuna risposta.
I vertici della Ferruzzi Montedison avallarono e legittimarono quindi l’operato della Montefluos, appena due anni prima di “Mani Pulite” con il processo che segnò la fine dei partiti sostenitori del quarantennio del regime democristiano, ma non intaccò minimamente l’assetto del potere finanziario, economico e industriale, perché le indagini si fermarono ai cancelli dell’impresa, la cui realtà interna rimase e resta un tabù, con i suoi criteri e meccanismi reali di gestione.
Una realtà non certo limitata a quel colosso chimico scomparso e quindi ancora di attualità, soprattutto per l’analogia di quanto sta accadendo nella Fiat-Crysler di MR Marchionne , sedicente “metalmeccanico”. Il Dr. Gardini si definiva “contadino”, quando attuò l’operazione di smembramento della Montedison e successivamente la liquidazione dei “ gioielli di famiglia”, tutti ormai in mano straniera.
Oltre alla chimica, la “casta” dirigente aveva portato alla scomparsa dell’informatica, dell’elettronica, dell’elettronica hightech, cioè di tutti i settori industriali, auto esclusa, importanti e strategici nel nuovo millennio.
Di attualità è pure la mia esperienza di primo presidente co-fondatore dei Comitati Insegnanti Precari (CIP), della mobilitazione ininterrotta dei docenti precari, di cui i CIP furono espressione autonoma da sindacati e partiti. Un’esperienza di rappresentanza anche sul piano istituzionale, giunta fino in Parlamento, che  ha portato, dopo uno sciopero della fame in Piazza Monte Ciborio, all’approvazione di un nostro emendamento della legge 124, che riconosceva la professionalità docente acquisita in anni di servizio, ovvero la bandiera dei CIP. Come d’attualità restano le forme di lotta, per la prima volta attuate da noi e oggi diffuse anche tra i lavoratori impegnati nella difesa del posto di lavoro, oltre alle lotte degli studenti e dei ricercatori precari dell’Università, parti di una generazione di giovani, privata di prospettive, senza futuro, come gli stessi affermano. Ciò tuttavia non è del tutto vero, dal momento che il loro futuro è nelle lotte che stanno portando avanti, indipendenti e autonome da ideologie e partiti.
Per una serie di circostanze, dopo non essere riuscito a pubblicare allora il mio dossier, che, come dissero le case editrici, non rientrava nelle loro politiche editoriali, ho trasformato il testo in una biografia, per fare comprendere il retroterra di colui che fu definito “spia”, quale militante di Lotta Continua e sessantottino. Tuttavia, per la mia imperizia col computer, nonostante l’utilizzo fattone sin dagli anni ’80, anche quella copia venne persa e, solo dopo un confronto con mio figlio, compresi che era necessario riscrivere la storia, dal momento che dovevo fargli conoscere le sue radici, le ragioni della mia scelta di militanza politica, quello che era realmente accaduto in Montefluos e il suo significato, che aveva precluso per sempre la mia possibilità di fare ricerca scientifica in Italia e all’estero. Per cui avevo riscritto in una settimana la storia della mia esistenza, fatta di diverse vite, vissute intensamente, aggiornata alle ultime esperienze di lotta nella scuola contro la “ riforma Moratti”, non diversa da quella della Gelmini contro cui attualmente stanno lottando i giovani.
Avevo infatti maturato la decisione di lasciare un paese, in cui mi sentivo un diverso, un estraneo, disgustato dalla mentalità berlusconiana e dalla politica del governo, attuata secondo i criteri del “ liberismo” cioè del capitalismo fondamentalista in un’epoca di globalizzazione, basata sulla privatizzazione, la deregulation e il taglio drastico dello stato sociale.
Per questi motivi ritengo questo mio scritto una testimonianza ancora attuale, una sorta di lascito testamentario di uno che, al di là degli esiti delle battaglie della propria vita, ha sempre lottato.
Non so se questo mio scritto vedrà la luce, in toto o in parte. Io lo dedico a mio figlio e ai giovani come lui, sperando che possa essere loro utile.
Ora per me la vita di lotte in prima persona è finita, posso andare in un isola lontano da qui, per passare gli anni che mi restano in tranquillità, con una vita semplice, salutare, anche se non c’è mai stata nessuna “ isola felice”  e men che meno c’è con la globalizzazione.   

1 commento:

  1. come mai dichiari nel tuo profilo di appartenere al segno zoodiacale dello scorpione? non sei un capricorno?

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