martedì 5 luglio 2011

INTRODUZIONE AL LIBRO

Sabato 3 ottobre 2009, da un tecnico informatico dell’ITIS “L. da Vinci” di Borgomanero, dopo n’ora di tentativi, ho avuto la conferma che i files relativi ad un paio di centinaia di pagine, salvatisu un floppy disk, non erano più accessibili, tranne pochi frammenti . Era così andata in fumo, a quasi due decenni di distanza, la versione finale di un dossier iniziato nel 1990, per spiegare ai vertici della Montedison i fatti e i misfatti accaduti nella Montefluos, che avevano portato al miotentativo di spionaggio industriale, sventato e finito in cronaca con clamore  e infamia .
La maledizione di Tutenkhamen?
Nei due anni successivi,completato quel dossier, intitolato“Un tentativo di spionaggio in Montedison. Come e perché”, l’avevo inviato e diverse case editrici, senza esito, nonostante il clamore sui mass media nazionali e internazionali che quel tentativo aveva suscitato.Esigenze di mercato o timore di indisporre il colosso della chimica italiana?
Cosa aveva portato un bravo ricercatore a varcare la soglia dell’illecito e chi era veramente la <<spia>>, di cui vollero completare il profilo,tirandone in ballo il lontano passato politico, addirittura indagato per l’omicidio Calabresi ? Vollero saldare i conti anche col mio passato politico, come se fosse attinente alla vicenda. Non lo era. Troppo comodo e troppo facile per loro liquidare così la questione, dopo avermi condannato con un processo sommario pubblico
Da qui la necessità  di  analizzare e spiegare quanto accaduto e rivisitare  quel mio passato, con cui non avevo mai fatto del tutto i conti. Lo feci nei ritagli di tempo, negli anni di una vita ritirata, di lavoro di terra e di bosco e l’impegno per superare la mia condizione di docente precario.
Ormai lo facevo solo per me stesso.
Purtroppo lo scritto, salvato su disco rigido, distrutto da un virus, era andato perso..
Amen. Storia chiusa. Sepolta nella mia memoria. Non con l’animo in pace .
Quell’epilogo infamante aveva distrutto la mia immagine pubblica, la mia dignità personale e professionale per sempre, precludendo le mie aspirazioni di Ricerca dovunque e comunque, in Italia e all’estero. Stravolto la mia vita. Ipotecato il mio futuro costringendomi a ripartire da zero,da disoccupato. Uno spartiacque nella mia vita. Da allora c’è un prima e un dopo
Dopo la partenza di mia moglie per Pisa, vicina al figlio e alla madre, mi ero ritrovato solo,in compagnia del mio magnifico gatto , a trascorrere le giornate da pensionato, nella casa di legno, isolata, ai margini del bosco, sognata da giovane.
<< Lo sa che chi scrive non legge?>> aveva scritto, con mia sorpresa, Giorgio Bocca. << Da pensionati il tempo non manca>> aveva detto Tom, un ex operaio di Lotta Continua. Verissimo. Non sempre si riesce a farne un uso proficuo. Trascorrevo le giornate a leggere, alla ricerca di risposte alle domande che mi trascinavo dietro da trenta anni. , Come si sa, un libro tira l’altro. Con tanto di chiosature e annotazioni, come se dovessi ritornarci sopra e farne uso, finalizzate all’agire, come in passato, in cui erano finalizzate all’agire. Ho scritto sempre tanto. Migliaia tra volantini, documenti, manifesti. Relazioni tecnico-scientifiche Brevetti e pubblicazioni Programmi e verifiche scolastiche.Di nuovo documenti e mozioni . Sempre per uno scopo quindi. Non era più così. Di fatto leggevo per passare il tempo. Per il piacere che mi dava. Non era poco.
Poi, ormai nell’estate del 2009, nel fare una libreria assieme, dopo i consueti pareri opposti sul come iniziare e cosa fare, mio figlio mi aveva, sorpreso con dure affermazioni sulla nostra famiglia, a suo dire “sgangherata”, per colpa mia:  << ma tu che cosa ne sai, che cosa hai capito di quello che ho fatto nella mia vita e che idee ti sei fatto di me  e dei nostri rapporti famigliari ?>> << di quello che hai fatto ne so poco o nulla perché non me ne hai mai parlato e poi tu non ci sei mai stato ( intendeva a casa, con lui )>> mi aveva risposto lapidario. Non era la prima volta che intuivo qualcosa che non andava tra noi, ma mai prima con questa chiarezza.
Nonostante che per me il rapporto affettivo col figlio fosse la cosa più importante, lui  mi conosceva poco. Dalla sua infanzia in poi avevo continuato a sbagliare!
Fu una rivelazione, uno shock che innescò una reazione a catena di pensieri
Ero sconcertato. Era vero.Ma solo una faccia della verità Per non condizionarlo, non gli avevo mai parlato delle mie scelte di militanza politica, di cui lui e sua madre avevano pagato le conseguenze. C’era stata scarsa comunicazione nell’adolescenza, per colpa del mio impegno nel lavoro e di pendolare. Aveva rimosso i giorni dell’infamia in cui uscivo al mattino e rientravo a buio. Non gli avevo mai parlato di quanto accaduto in Montefluos. Della mia nuova vita iniziata da zero, lui, lontano, non sapeva pressoché niente.
Andato a Pisa, dai nonni ,per fare l’università ,il nostro rapporto era proseguito per telefono, con consigli, rispetto per le sue scelte, anche  se non condivise, come l’abbandono degli studi universitari.
Di fatto iniziava a costruirsi la sua vita, da solo,per tentativi ed errori,lontano da noi. Al nord non ha più voluto viverci. Questo non l’avevamo previsto. Ci mancava.
Le sue parole non potevano esprimere il senso e il significato del nostro rapporto
Me ne sentivo responsabile. Gli dovevo assolutamente delle spiegazioni, delle risposte,
Non si può spiegare a parole le diverse vite di un’esistenza. Manca il tempo per farlo
Questo era lo scopo  per rimettermi a scrivere, a distanza di così tanti anni e spiegargli perché stavo per lasciare il paese
 Avevo maturato  una  nuova scelta di vita, chissà forse l’ultima :andare via, lontano da un paese, ancora bello ma senz’anima, in cui mi sento un diverso, un estraneo. Un paese diretto da caste corporative, che va a marcia indietro, nostalgico di un passato italico,dimentico che è stato tragico. Nauseato dal populismo berlusconiano divenuto mentalità dilagante. Dall’illegalità, dalla corruzione e dall’evasione fiscale legalizzate ,di fatto istituzionalizzate ai vertici del governo. Dagli attacchi alla libertà di espressione, alla democrazia ,con il controllo di quasi tutta l’informazione televisiva. Dalla sua politica economica neoliberista, che fa pagare i costi della crisi a chi non ne ha colpa,  a chi paga le tasse per tutti, che impoverisce e scredita il paese e priva di futuro la generazione dei nostri figli.
In alcune settimane avevo rifatto il bilancio di un’esistenza, utilizzando il reperto integrale cartaceo dei fatti accaduti in Montefluos, aggiornato agli ultimi anni  Salvato sul floppy andato distrutto. Di nuovo !
Ma non potevo né volevo arrendermi. Partivo e mio figlio, oltre al mio passato, doveva sapere perché
Ho prima sistemato le cose materiali. Ho segato e accatastato la montagna di legna rimasta dopo il taglio del bosco, per evitare altri crolli e voragini, per le trombe d’aria ormai frequenti, sulle scoscese pendici del torrente Strola Ho tagliato l’erba del prato, potato le piante, completato la recinzione del terreno, riverniciato le pareti esterne e il basamento in cemento della mia casa in legno, da me progettata e completata,ma in cui non c’éra più futuro per me e per i miei.
In una settimana, full immersion, ho riscritto la testimonianza della mia partecipazione agli avvenimenti degli ultimi cinquanta anni, in cui ho sempre lottato e fatto molte battaglie, quasi tutte perse, diversa quindi dalla storia che è scritta dai vincitori, i potenti.
In quasi due decenni, erano cambiati lo scopo e i contesti in cui scrivevo. C’era stata un’altra vita ..
Lo stile di scrittura delle versioni originali, in cui rivivevo, con stati d’animo fortemente emotivi, eventi vicini, più incisivo e denso di significato, è .andato perso per sempre. La dattilografa che batté a macchina il primo dossier pianse e del resto anch’io ogni tanto piangevo nello scriverlo; lacrime di dolore e di ribellione impotente.
 Per pubblicarlo di ragioni ve ne sono. Per i contenuti. Non sarà facile. Altrimenti lo metto on line.
I criteri e i meccanismi reali di gestione interni alla Grande Impresa , non sono stati una prerogativa esclusiva di quella in cui ho lavorato. Non sono cambiati in meglio, vista l’involuzione del Paese in questi anni<<Dare a ciascuno il su>> può forse servire per gettare uno spiraglio di luce sulla realtà dei meccanismi di gestione e sulla corruzione interna all’impresa che, a differenza della politica partitica, non emerse appieno nel processo Mani Pulite.
L’analogia tra il piano industriale di Mr Marchionne, filosofo sedicente “ metalmeccanico” e quello del Dr Gardini, nocchiero sedicente “ contadino”, che portò alla scomparsa della Grande Chimica italiana, è impressionante .e pone seri interrogativi sul futuro della Fiat in Italia, perché la  ricchezza del Mr e quella dei suoi azionisti non dipende da come va l’Italia ed è svincolata dai destini della propria nazione, nel capitalismo neoliberista nella fase della globalizzazione
La casta padrona e dirigente italiana non ha distrutto o smembrato e venduto all’estero solo la Grande Chimica. Lo ha fatto con tutte le imprese a tecnologia avanzata. Le uniche in grado di fare innovazione e competere sui mercati globali nel terzo millennio. Le sole in grado di garantire la crescita del Paese. A conferma della incapacità e miopia della casta padrona e dirigente, a gestire queste imprese. Le uniche in grado di fare innovazione, frutto di Ricerca e sviluppo. Per garantire la crescita del Paese, nell’arena della globalizzazione
La lotta dei docenti precari degli anni ‘90, l’unica vincente, che ho fatto da primo presidente fondatore dei Comitati Insegnanti Precari Associazione Nazionale (CIP-AN), è, purtroppo, ancora significativa , come pure l’ultima lotta contro la cosiddetta “riforma Moratti”, resuscitata con il Ministro dell’Istruzione Gelmini, che taglia e impoverisce l’istruzione pubblica, a vantaggio di quella confessionale privata.
Contro di essa la lotta degli studenti e dei ricercatori universitari precari non si è mai fermata .
L’idea che già allora dovesse diventare la lotta dell’intero popolo della scuola e cioè dei docenti precari e non, del personale ATA, dei genitori e studenti, che non riuscii a trasformare in realtà, potrebbe essere la prospettiva necessaria,in cui muoversi oggi, perché il diritto all’istruzione pubblica riguarda tutti, non solo gli studenti.
Dopo il debutto del neoliberismo della “Scuola di Chicago”  di Friedman nel golpe cileno del ’73 e successivamente in America Latina, Polonia, Russia, Sud Africa, Cina, Est Asiatico, Iraq, Sri Lanka… , abbinata alle tecniche della CIA,di annullamento della capacità di reazione , la Shock Economy, oggi Shock del Debito, abbinato al condizionamento ideologico dei mass media, investe gli anelli deboli dell’Europa, i paesi della fascia mediterranea, sotto le direttive della BCE,del  FMI e del  WTO ,che impongono ai governi politiche recessive di taglio dello stato sociale, deregulation e privatizzazioni.
Il neoliberismo storicamente è sempre stato incompatibile con una piena democrazia .Prevede il taglio delle funzioni e delle prerogative dello Stato Nazione fino a ridurlo a un ectoplasma, privo di funzioni e poteri. In mano alle Corporation e al sistema bancario

I governi europei, tutti, di centro destra o socialisti di  Zapatero ,Papadopulos o  laburisti di Tony Blair, che non mettono in discussione il neoliberismo, scaricano i costi della crisi generata dalle banche e dalla speculazione finanziaria, sulle fasce deboli delle popolazioni e sui giovani in primis, costretti alla precarietà del lavoro, della vita
La precarietà del lavoro e quindi della vita , contro cui ho lottato, è la stessa contro cui lottano i giovani e non solo loro, perché  nessun lavoro è garantito e lo dimostrano gli over cinquanta licenziati e privi di prospettive. La  situazione delle giovani generazioni, è molto peggiore di quella dei loro genitori, della mia generazione.
Una generazione precaria che in gran parte non usufruirà della pensione, senza futuro, rende precario il futuro del paese E’ la prima volta che accade dal dopoguerra.
Oggi è un dato di fatto, imposto dai potenti di turno Ma non sarà così.
Le giovani generazioni sono il futuro e questo è nelle loro mani; liberi, a differenza di noi, dai condizionamenti ideologici del passato, di cui ratificammo la fine. Sanno di avere di fronte l’ideologia capitalista neoliberista, nella fase della globalizzazione, responsabile della loro situazione.
L’ultima ideologia contro cui lottare. Per il superamento della precarietà del lavoro e della vita. Per la tutela ed estensione dello stato sociale e servizi pubblici di qualità, dall’infanzia alla vecchiaia. Per un’equa ripartizione della ricchezza prodotta dal lavoro. Per uno Stato efficiente, depurato dai costi abnormi della casta politica e dai privilegi corporativi delle caste, ex corporazioni nel fascismo Per la tutela del bene comune, a cominciare dall’acqua e la tutela ambientale con uno sviluppo eco compatibile, no profit. Per la difesa e la rigenerazione della stessa democrazia costituzionale, minacciata dal neoliberismo, svuotata di eguaglianza, ridotta a plutocrazia corporativa mediocratica Oggi tecnocratica, diretta espressione delle banche, con un governo non eletto e quindi con la sospensione delle regole democratiche. Un banco di prova per altri Stati Nazione europei.
Le nuove generazioni stanno mettendo in discussione  il capitalismo neoliberista e questo rende la loro mobilitazione internazionale. Fanno lotte dal basso,indipendenti dalla casta politica ed autogestite. Sono sulla strada giusta. Non devono essere lasciati soli, al loro fianco devono scendere in campo i lavoratori , i pensionati e l’intera generazione di noi padri
Dopo Martin Luther King, molti hanno detto di avere un sogno. Io, dal 1990, ne ho un paio..
Che mi sia resa giustizia, che la mia immagine, venga riabilitata pubblicamente, che mi sia restituita quella dignità personale e professionale che hanno infangato. Che, a partire dalla mia vicenda,  vengano riconosciuti e tutelati i diritti di chi fa ricerca, in ambito pubblico o privato.  Quello al riconoscimento economico, derivante dalla applicazione industriale dei loro trovati. Un business di dimensioni colossali, ad esclusivo vantaggio dei datori di lavoro, da cui gli inventori sono esclusi. . Una ricchezza da ridistribuire che investe aspetti di Diritto e adeguamenti legislativi
I miei diritti economici in merito, sembrano preclusi dalla conclusione giudiziaria e comunque non avrei i mezzi per fare causa, né saprei  contro chi Il rispetto del mio diritto alla menzione sui brevetti derivati da mie proposte di ricerca, è difficilmente verificabile, per la difficoltà a rintracciarli, per il linguaggio brevettuale, di per se complesso e teso più ad occultare che a fare capire. Questi restano sogni irrealizzabili
Il colloquio avvenuto in questura, dopo il fermo e le mie dichiarazioni alla stampa, in cui affermo la mia paternità delle invenzioni, inascoltate da chi è tenuto ad applicare la legge,fanno sorgere dubbi su quella che fu detta una << brillante operazione>> che  fu e restò a senso unico.
Dubbi forse inopportuni. Forse no.. Benvenute risposte competenti in merito.
Fare conoscere i fatti e il significato della mia vicenda finita sui mass media viceversa è possibile ed è l’unico modo per cancellare l’infamia con cui vollero bollare la mia vita, stravolgendola.
La dignità non è una questione privata, perché la nostra vita è totalmente intrecciata con la vita degli altri e la ricerca della dignità personale ci pone di fronte alla necessità del fare, per cambiare lo stato delle cose presente, per un mondo d’umanità, di dignità.
Il fare cambia, nega uno stato di cose, va oltre, perché, come dice Marx “I filosofi hanno soltanto diversamente interpretato il mondo, si tratta di trasformarlo” e questo significa che la teoria fa parte della pratica, parte della lotta per cambiare il mondo e basarsi sul fare per cambiare, significa vedere il mondo come una lotta continua e, in questo, ritrovo il filo rosso della mia vita.
Questo libro è il mio contributo alle lotte in corso del precariato.
Rientrato in Italia nel 2011 per motivi di salute, sono ripiombato mio malgrado nella sua situazione politica e sociale, per cui non ho potuto fare a meno di scriverne. Appena possibile andrò via lontano, di nuovo.
Questo libro e le proposte per il Movimento, è il mio contributo alla mobilitazione e alla lotta dei giovani, che hanno molto da perdere, il loro futuro appunto. Spetta a loro lottare per riappropriarsene. Quelli come me possono dare una mano
Questo libro testimonia le lotte del passato, di cui avere memoria storica. Solleva questioni di rilievo per l’impresa postmoderna.Per coloro che fanno ricerca scientifica.Può servire alla rigenerazione della democrazia partecipativa , dal basso. Per la mobilitazione del popolo della scuola e dei precari di tutte le età, dei lavoratori, dei pensionati e dell’intera generazione dei loro padri.
Un libro di testimonianza, di denuncia e di lotta dunque. La mia ultima battaglia

                        
                 IL MIO,UN LIBRO DESTINATO A NON VEDERE LA LUCE?

<< Ho scritto un libro, lo vorrei pubblicare, se di vostro interesse>>
<< Bene. Che tipo di libro? Romanzo?Saggistica? Autobiografico?

Queste lo scambio di parole,quando mi sono presentato al Pisa Book Festival La domanda è inevitabile, anche se colgo un attimo di delusione nell’interlocutore, che in primo luogo vuol vendere e per il fatto che, con i capelli bianchi, sono un improbabile scrittore alla sua opera prima.  Forse l’ultima. Un’opera unica .Inoltre la sequenza della tipologia corrisponde all’interesse della maggiore parte degli editori. 
Rispondere non è semplice. Credo che sia un libro fuori dagli schemi, per la varietà dei contenuti. Nato nei primi anni ’90,come dossier dei fatti accaduti in Montefluos che portarono al mio tentativo di spionaggio finito in cronaca con infamia. Negli anni è cambiato, il contesto. I contenuti.Pure gli scopi che si sono aggiunti a quello originario. Infine il titolo
. <<Un’esistenza di vite diverse>> è stato il secondo titolo, perché vissute intensamente e segnate da un voltare pagina, lasciandosele alle spalle e ricominciare da capo.Cambiato in << Una vita contro>> perché quello è stato uno dei fili rossi che hanno segnato le mie scelte di vita. E’ subentrata poi la necessità, di un dialogo soprattutto col figlio, che delle mie scelte di vita ha subito le conseguenze senza saperne i perché. E’ contemporaneamente una testimonianza sulla seconda metà del novecento, narrata da protagonista, da un perenne ex. Già. Un ex sessantottino. Ex di Lotta Continua.Ex ricercatore<<spia>>.Ex docente precario e poi di ruolo. Ora un pensionato. Un ex di tante battaglie fatte dall’età quasi adulta all’ultimo anno di insegnamento prima di andare in pensione. Quasi tutte perse. Fatte per cambiare il mondo, per cambiare lo stato delle cose nel nostro Paese, per migliorarlo.Per l’equità sociale. Per l’eguaglianza,la solidarietà e la libertà. In primo luogo dal bisogno.Per le pari opportunità per tutti. Una testimonianza di battaglie passate ma ancora attuali Una memoria storica di lotte ed esperienze ancora utili, per non ripetere gli errori fatti e per ripartire da dove è arrivata la mia generazione
Poi ho scoperto, per le case editrici dette minori e indipendenti, in lotta per la sopravvivenza, tutto sommato quello che sapevo già per quelle maggiori. Se sei il signor nessuno senza raccomandazioni di autori o intellettuali noti, è molto difficile , se non impossibile, farsi pubblicare, anche se i contenuti ci sono.
E’ lo stile che conta per potere vendere. Le regole del mercato sono tiranne.
Il titolo successivo era stato << La mia ultima battaglia>> attualizzata al presente, perché questo era il senso del libro, nelle mie intenzioni
Adesso il titolo è <<Una spia da un milione di dollari>> perché può essere più stimolante, più accattivante per un lettore. In realtà tiene conto del fatto che quella vicenda è stata una discriminante nella mia vita, per cui, da allora  c’è un prima e un dopo, dovendo rifarmi una vita da zero, da disoccupato Un titolo che non rende conto tutto quello che è accaduto prima e dopo e non è poco. Da qui i sottotitoli.
In realtà ho difficoltà a dare un titolo che esprima i contenuti del libro. Forse non è possibile.Forse servirebbe un titolo di fantasia, che non so dare.
Mi sento un diverso, un estraneo nel nostro Paese. Non è certo quello per cui ho lottato. Decido di andarmene via, lontano..
Avrei dovuto ricordarmi quello che sapevo da docente precario: mai fare progetti a lungo termine.. Ci si è messa di mezzo e di traverso il mio stato di salute che mi costretto a ritornare in Italia per operarmi e poi curarmi con la chemioterapia., per circa sei mesi
Ho avuto modo così di vivere il presente politico e non ho potuto fare a meno di scriverne, non tanto per l’analisi politica che ne faccio, che sfonda porte aperte per molti, bensì per le proposte che faccio, a partire dalla necessità di un coordinamento tra le diverse anime del movimento, fino a scrivere un Piattaforma Unitaria di/per i Cittadini su cui raccogliere milioni di firme,dei precari giovani e non, degli Indignati, dei lavoratori con contratto a tempo indeterminati, dei pensionati.
Occorre andare oltre le specificità.Verso proposte unitarie Il momento è ora
Questa è la mia ultima battaglia con cui concludo la prefazione
Come si capisce non è semplice dare un titolo al mio libro. Ancora più complicato spiegare queste cose in pochi minuti e poche parole a chi chiede che tipo di libro è .
C’è infine uno scopo privato del libro. L’ultimo. Non il meno importante. Riguarda la necessità del dialogo col figlio.A voce non sarebbe stato possibile farlo Con la moglie c’è stato e ha rivelato concezioni ed esigenze di vita diverse Lei ha sempre rifiutato di condividere le mie scelte di impegno.Dice che sono un “ diverso” uno “ scomodo” con cui vivere Eppure siamo rimasti assieme. La soglia della sfera privata,per me è invalicabile.
Col figlio non c’è mai stato un dialogo approfondito sulle mie scelte di vita e di impegno, che hanno condizionato la sua.  Delle mie scelte da docente precario e poi di ruolo,. lui, lontano a Pisa, ne ha saputo solo quello che ne hanno detto i mass media, cioè poco. Dubito che abbia letto i giornali, o che abbia visto l’intervista su RAI 3.in occasione dello sciopero della fame in Piazza Monte Citorio, davanti al Parlamento
Queste le mie intenzioni. Ma un vero dialogo tra noi temo che non ci sia neppure adesso. Per ragioni molto concrete. Non c’è il tempo,dice. Vero. Forse non c’è neppure la voglia. Io ne ho anche troppo. Lui ne ha troppo poco per ragioni di lavoro e, forse, per la sua scelta di vita , preso dai suoi problemi e dai suoi interessi, tipici della sua generazione.. Forse per divergenze più che di idee, per la impossibilità di realizzarle, perché la sua situazione, come quella della stragrande maggioranza dei giovani, è molto peggiore di quella della mia generazione alla sua età
Ma non è detto che sia così, perché lui è di poche parole e non sempre traspare quello che pensa davvero. Ci vogliamo bene. Questo è quello che conta.

                                             IL FILO ROSSO DI UN ESISTENZA
Il contesto, le circostanze e le situazioni e i cambiamenti radicali hanno segnato la mia esistenza, sino a viverla come vite diverse tra loro,facendone un bilancio e girando pagi Potrei dire di averle bruciate, per la loro intensità.
D’altra parte, ciò che ha unito questi passaggi di vita è stato un filo rosso importante: lo stare con i deboli, gli oppressi, contro i potenti, lottare per cambiare lo status quo.
Sta accadendo di nuovo oggi.
Certo, ho sempre cercato e individuato di volta in volta un filo rosso interiore che si è snodato e che collega le mie vite. Forse diversi fili rossi, ripescati nel profondo cosciente di me stesso, sapendo che emerge da un inconscio insondabile e consapevole che può esserci è c’è differenza tra il lato pubblico e quello intimo di un’esistenza.
Quattro foto pubbliche testimoniano momenti diversi di vite contro
La prima è sulla cronaca di Pisa della Nazione del 29 Febbraio 1968 (anno bisestile) e mi ritrae all’alba, con masserizie sulle spalle
<< Alcuni studenti mentre smobilitano>> recita la didascalia.
<<PER L’OCCUPAZIONE DELLA SAPIENZA DELL’ANNO SCORSO SETTANTUNO MANDATI DI COMPARIZIONE EMESSI DALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA
Il 4 Marzo cominceranno gli interrogatori degli studenti che furono trovati dalla polizia all’interno dell’edificio. Lo stesso giorno riapre Lettere e ricominciano gli esami. Domani il congresso dell’ANPUR.
Agli ordini del questore poliziotti e carabinieri, alle 5 del mattino dell’11 febbraio penetrarono da un ingresso secondario nella Sapienza occupata….L’intervento della polizia segnò una svolta nella storia delle agitazioni studentesche: era la prima volta, dal dopoguerra, che agenti entravano in Sapienza….L’occupazione …era stata decisa a Bologna da studenti di alcune università italiane, che avevano scelto Pisa, sia perché la Sapienza, con le precedenti occupazioni, faceva <<storia>> nelle agitazione degli atenei, sia perché l’11 febbraio si sarebbero riuniti a Pisa i rettori di tutte le                                
università…..Ma la situazione era notevolmente difficile fin da prima, perché già da diversi giorni erano state occupate le facoltà di lettere, di chimica e di fisica. La decisione di far intervenire la polizia, che destò scalpore, fu giustificata dalle autorità accademiche, le quali affermarono che all’occupazione stessa, attuata da << un commando di sconosciuti>>, era contraria la stragrande maggioranza degli universitari pisani. Ecc ecc.>>
 Come si capisce per i sepolcri imbiancati delle autorità accademiche le agitazioni degli studenti, le loro cause e le loro richieste erano solo un problema di ordine pubblico, da risolvere “manu militari” e non esitarono a farlo segnando effettivamente una svolta; era la prima volta dal dopoguerra, perché prima della Liberazione, poliziotti e polizia politica erano di casa nelle università e nella loro epurazione da ebrei e antifascisti .
Io non facevo parte di un “commando di sconosciuti”, frequentavo regolarmente le lezioni di chimica  al terzo anno, come studenti frequentanti erano tutti gli altri, certamente “sconosciuti” a quelle autorità baronali di cui mettevamo in discussione il potere assoluto e rivendicavamo il nostro diritto di parola sulle questioni della didattica e della ricerca universitaria . Ero tra gli studenti andati a Bologna, su mandato dell’assemblea di chimica, di cui ero diventato uno dei portavoce ,non avevo alle spalle alcun partito o organizzazione.
Ero uno dei tanti studenti provenienti dagli ITIS con la liberalizzazione dell’accesso, mentre io, perito chimico, tre anni prima avevo dovuto superare un esame di chimica per l’ammissione a chimica (!) ; figli della piccola borghesia e di operai, lavoratori-studenti ai quali prima era precluso l’accesso ai massimi livelli d’istruzione; portatori di nuove esigenze che richiedevano un cambiamento profondo,radicale, culturale e di mentalità e delle strutture universitarie, concepite solo per una ristretta élite.
 Un’occupazione decisa da un’assemblea di diverse centinaia di studenti, quanti ne conteneva  il cortile gremito e la strada antistante la Sapienza, concordi e compatti nel respingere l’assalto tentato da “ un manipolo”, questo si, di fascisti, scomparsi tra urla ostili e con la coda tra le gambe e mai più visti a Pisa, dove per loro non tirava aria salubre.
Un’altra foto in quella circostanza ritrae di spalle e con i capelli biondi, Riccardo, l’amico fraterno più importante della mia età adulta, con cui divisi per anni la camera, le notti trascorse a parlare di quanto accadeva, delle mie numerose vicende sentimentali, di filosofia della scienza e di tutto quello che ritenevamo importante per noi, compreso il sogno di una casa di legno; le cene pantagreuliche di pappardelle alla lepre e carni alla brace, alle quattro strade, per interrompere il tran tran dei pasti frugali alla mensa, la preparazione di esami e le ore di relax in Piazza dei Miracoli, col prato fiorito di studenti a prendere il sole.
 Alcuni  anni dopo l’avevo rincontrato all’Istituto Guido Donegani di Novara, avevo dormito a casa sua , in occasione delle voci dei tentativi di golpe, per precauzione. Era poi  ritornato a Carrara; facemmo una breve gita ai Ponti di Barga; suo figlio Francesco mi veniva a vedere mentre dormivo e mi chiamava zio e , cresciuto, è la sua immagine spiaccicata e Sara, la sua principessa dai capelli d’oro e Bianca, che conobbe a mensa e che gli ricordava una bellezza severa, da segretaria con gli occhiali e gli occhi azzurri bellissimi. I suoi due levrieri irlandesi che erano uno spettacolo a vederli correre e l’ultimo figlio Emanuele, che non si aspettava. Il male incurabile di cui soffriva e di cui non parlavamo mai, se lo portò via, ancora troppo giovane e non mi resta che guardarlo in una nostra foto che tengo sulla scrivania.
L’interrogatorio non ci fu; fummo schedati ufficialmente, dopo esserlo già stati non ufficialmente, grazie alle riprese televisive delle nostre assemblee aperte, mai messe in onda, che finivano in questura.
E la questura di Milano, 23 anni dopo (!), nonostante fossi incensurato, le conservava ancora << lei è una vecchia conoscenza per noi, su di lei c’è un voluminoso fascicolo>>  aveva detto il capo della Mobile di Milano e ne aveva informato la stampa.
Nel cinquantenario del ’68, mentre i vincitori dai loro scranni del potere si danno da fare per le commemorazioni e gli anatemi di comodo, in un clima di revisionismo storico ad opera dei vincitori di turno, che al sessantotto attribuiscono la responsabilità di tutti i nostri mali, rivalutano e rimpiangono il regime democristiano e minimizzano i disastri del fascismo, sdoganandolo, quelli della mia generazione, sconfitti come me,  a fianco dell’ultimo ciclo di lotte operaie in Europa, che è stato l’assalto al cielo e il canto del cigno dell’operaio massa della fabbrica fordista, Gasparazzo, guardandoci attorno prendiamo atto dell’esito storico di quel ciclo  iniziato nel ’68, con la rivoluzione culturale quasi globale della mia generazione dei paesi industrializzati, eccezion fatta per l’URSS.
Tutto questo ha molto a che vedere con la eterogenesi dei fini, di cui hanno scritto  Adriano e altri. Tuttavia non tutto è  come vogliono farci credere e appare in superficie.
Contro i costi della crisi, indotta dalla globalizzazione e fatti pagare alle popolazioni e ai giovani in particolare, costretti alla precarietà, stanno iniziando lotte in molti Paesi. In prima fila i giovani
Siamo di fronte alla nascita di un nuovo “68”? No Siamo oltre
Analoga per suo carattere internazionale,per l’assalto al cielo che vogliono dare, per la pluralità dei  contenuti espressi. E’ oltre il ‘68 perchè non limitata all’università, non sono soli, la generazione che li precede non è loro contrapposta, è al loro fianco. Il loro obiettivo è utopico e radicale ma concreto, rifiuta di pagare i costi della crisi generata dalle Borse e dalle banche, mette in discussione il capitalismo e il suo modello di sviluppo . .
Vogliono cambiare il mondo. Elaborano proposte Stanno quindi cambiando il mondo
Dovunque da Occidente a Oriente. Rappresenta tutta l’umanità oppressa e sfruttata, di tutte le età. Nuovi proletari Disoccupati. Precari e non. La loro lotta, riguarda tutti e al loro fianco devono mobilitarsi i lavoratori, i pensionati, la generazione dei loro padri. .
Siamo alla seconda foto
In prima pagina, il Corriere della Sera del 15 febbraio 1990 , mi ritrae con i capelli ormai molto imbiancati, con aria pensosa e gli occhi semichiusi per la luce radente, guanti e cappotto mentre consegno la mia borsa a due agenti in borghese; altre foto immortalano l’evento nella pagine interne, con lunghi articoli in cronache italiane e di Milano
Didascalia in prima pagina
<<UNA SPIA DA UN MILIONE DI DOLLARI>>
Milano – Un clamoroso tentativo di spionaggio industriale è stato sventato dagli agenti della Digos. Un ricercatore di primo piano della Montefluos, società del gruppo Montedison-Ferruzzi, è stato bloccato l’altra mattina davanti all’hotel Hilton : pochi minuti prima aveva ritirato una valigetta con un milione di dollari, ricevuti in cambio della cessione di alcuni importantissimi brevetti.
Il ricercatore, Antonio Marraccini, 46 anni ( nella foto tra due agenti davanti all’albergo) abitante in provincia di Novara, in passato militante di Lotta Continua, si era messo in contatto cinque mesi fa con la multinazionale statunitense Du Pont per la vendita dei segreti industriali.
In uno degli articoli  interni viene ribadito <<  in passato esponente di lotta Continua ( la sua casa fu perquisita dopo il delitto Calabresi e venne denunciato per l’occupazione dell’università di Pisa )>>
Parlo diffusamente di questa brutta storia in seguito; e spiego perché anche questa circostanza è un momento di vita contro.
Sulla rivista scientifica internazionale Chemical and Engineering News il 26 febbrario e sul Journal Chemical Society, Montedison fece pubblicare questa comunicazione : <<Police in Milan, Italy, arrested a Montedison researcher earlier this month on charges of stealing confidential company documents and attempting to sell them to Du Pont for $ 1 million....arrested Antonio Marraccini, a junior chemist im a team that developed the new patented manufacturing process for its subsidiary Montefluos.....the process put Montefluos “two years ahead of competitors” with a simpler, more economic technique that produced a wider range of final products....currently use a difficult, low yield process. It is a multimillion dollar market>> .
Vengono evidenziati i vantaggi della nuova tecnologia sulle altre e la dimensione del mercato. Con questo comunicato hanno voluto bruciarmi e precludere ogni possibilità di lavoro all’estero e sponsorizzare la scoperta.
Dire e spiegare quello che era realmente successo in Montefluos e poi in Montedison, diventò la cosa più importante della mia vita, nei primi anni ‘90
Potei farlo solo dopo essere uscito dal tunnel della disperazione; significò rivivere la sequenza dei fatti di quella brutta storia, analizzarla nelle sue sfaccettature e implicazioni e nel suo significato più ampio, per molti versi esemplare della realtà interna al grande Gruppo Industriale del Nord, i cui vertici risultarono  coinvolti nelle vicende indagate dal pool milanese chiamato “Mani Pulite”,che segnò la fine dei partiti alleati del regime democristiano, mentre, al contrario, non intaccò minimamente l’assetto del potere imprenditoriale, complice nel malaffare di tangenti e corruzione.
La realtà di quel potere dietro i cancelli dell’impresa, i suoi meccanismi reali di gestione, furono ritenuti intoccabili. Un tabù
Peccato, perché, se scoperchiati, avrebbero portato allo scoperto illeciti civili e penali,corruzione e meccanismi, non molto diversi, da quelli emersi nel rapporto con i partiti. Sarebbe stata messa in discussione la pretesa meritocrazia , la superiorità della gestione privata su quella pubblica, divenuta ideologia dominante, indiscussa, rivendicata e pubblicizzata.
Una realtà non certo limitata a quel colosso e certo non migliorata da allora, vista l’involuzione del paese
Un colosso smembrato in società indipendenti da Gardini, sedicente “ contadino, che aveva tenuto per se le società di interesse strategico, ad elevata tecnologia, i” gioielli di famiglia” dei Ferruzzi, poi venduti dalle banche creditrici, finiti tutti in mano straniera, con la scomparsa della grande chimica. Come non pensare al Mr sedicente “metalmeccanico”, al suo progetto Fabbrica Italia, allo smembramento della Fiat in società separate, che potranno essere vendute separatamente ?
Una vicenda non unica nel nostro Paese. Piuttosto una prassi, della casta padrona e dirigente che ha portato alla scomparsa, dell’informatica, dell’elettronica di consumo, dell’aeronautica civile, delle imprese high tech , cioè di tutti i settori industriali, importanti e strategici nel nuovo millennio.  Ci resta solo l’auto. Finché dura.
In queste nuove pagine, ripercorro gli aspetti più significativi di quell’epilogo clamoroso e infamante, un processo sommario,con un’edizione straordinaria pomeridiana del TG1di Bruno Vespa e su tutti gli organi di stampa nazionali e internzionali, per circa una settimana.
 Poi,improvviso, il silenzio.
Il potente Golia, innocente e proditoriamente tradito, lo volle e di fatto lo impose al reo. Lo dovetti subire per non fare sprofondare in un baratro senza fondo la mia famiglia. Non potevo permettermi una guerra impari, per la quale avrei dovuto essere solo a pagarne il prezzo ,perdere tutto quello che mi era rimasto, ma recuperando la mia dignità personale e professionale Loro avrebbero perso incomparabilmente di più, sia economicamente che come immagine, che vale più di quanto comunemente si pensi, nell’epoca della promozione del logo. Più importante della produzione.
Per certe battaglie bisogna essere soli a pagarne il prezzo.
Da quando l’ innocente che dovrebbe continuare a gridare la verità e a denunciare quanto subito dal malfattore, impone il silenzio al reo, al traditore e spia ?
La risposta è semplice e netta e rende retorica la domanda : il silenzio lo vuole chi ha paura della verità perché ha tutto da perdere se venisse detta.
Raggiunsero il loro obiettivo: impedirmi per sempre di fare Ricerca Scientifica in Italia e all’estero,per verificare le mie idee e proposte; un chiaro monito per tutti i ricercatori, la promozione della propria immagine nella fase della lotta con Eni per il controllo della chimica italiana.
La vicenda si concluse pochi mesi dopo anche sul piano giudiziario. Nel più assoluto silenzio come vollero. Io pagai il mio debito per avere infranto la Legge. Loro no, rimasero impuniti,   
Dovetti rifarmi una vita: insegnando Chimica in un ITIS ai ragazzi che avevano fatto la stessa scelta da me fatta alla loro età e l’ho fatto fino alla pensione.
Forse nella vita c’è un destino 
Dopo una breve intervista televisiva su RAI 3, fatta all’ottavo giorno (!) dello sciopero della fame di 13 giorni, fatto nel luglio del 1999, in Piazza Monte Citorio, davanti al Parlamento, come presidente dei Comitati Insegnanti Precari Associazione Nazionale (CIPAN) assieme ai colleghi del Direttivo Nazionale, la terza foto mi ritrae con un cartello sul petto << sciopero della fame>> , i capelli ormai bianchi, su La Stampa giovedì 7 dicembre 2000, in cronaca di Novara :
<<UN INSEGNANTE RIFIUTA IL CIBO
LA PROTESTA ALL’ISTITUTO DI BORGOMANERO PERCHE’ NON PAGANO STIPENDI AI PRECARI>>
L’articolo spiega le ragioni della protesta <<…nelle due province siamo in circa settecento , in una condizione inaccettabile….Molti di noi sono in affitto e si trovano in gravi difficoltà a far fronte al pagamento della pigione. C’è il caso di una collega che non può pagare l’affitto e ha ricevuto lo sfratto ed un’altra che è caduta dalle scale a scuola, in servizio, e si trova con metà stipendio>> I precari protestano anche perché sono esclusi dalle elezioni per le rappresentanze sindacali…
Una quarta foto nel 2007 mi ritrae sorridente , come docente di ruolo, di nuovo in sciopero della fame, questa volta per l’abrogazione della cosiddetta “ riforma Moratti”, attuato all’ITIS “ L. DA VINCI” di Borgomanero per 10 giorni,  continuando ad insegnare fino alla fine dell’anno e dormendo in Istituto su una brandina, per i militari presenti in occasione delle elezioni politiche nell’istituto seggio elettorale Uno sciopero che ricevette e mail di solidarietà in rete da sindaci,sindacati, colleghi da tutto il paese e che ricoprivano parecchi metri quadrati di una parete, sotto la scritta “ abroghiamo la Moratti”.
Fu uno sciopero della fame vero, ma “ anomalo” L’anno dopo sarei andato in pensione e quindi non avrei sofferto le conseguenze della “ riforma”, fatto restando a scuola e in servizio,perché la mia controparte non erano i ragazzi e il loro diritto all’istruzione pubblica. Interrotto per partecipare agli esami di maturità. Ai ragazzi  stavo facendo una lezione di vita, di impegno civico,: volevo che capissero bene cosa si può arrivare a fare in prima persona per cambiare le cose : per me è stata la mia lezione più importante e più bella che ho fatto in diciassette anni di scuola
In questi anni i docenti precari e non, gli studenti, i ricercatori universitari, tutti precari,  lottano contro i tagli di Brunetta e della Gelmini, che li espelle a decine di migliaia dalla scuola. Dopo anni e decenni d’insegnamento e di professionalità acquisita e arricchita sul campo. Discriminati da una vergognosa e iniqua disparità di diritti, ratificata dai sindacali confederali, a fronte dei pari doveri,della unicità della funzione docente e della collegialità dell’azione del corpo docente, che il governo di destra vuole frantumare,introducendo una gerarchia tra docenti, assurda sul piano didattico, ma funzionale ai loro disegni di impoverire e dequalificare l’istruzione pubblica, a vantaggio della  privata, quasi totalmente confessionale.
E’ stata istituita addirittura una corsia preferenziale per l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione, assunti con l’imprimatur del vescovo e che poi possono andare ad occupare altre cattedre, se in possesso del titolo richiesto, scavalcando i colleghi abilitatisi tramite concorso pubblico. Una vergogna in un paese che la Costituzione dichiara laico.
Non mancano di nuovo i tentativi squallidi e vergognosi di innescare una guerra tra poveri tra i docenti precari che cercano disperatamente di accumulare punteggio utile per avanzare in graduatoria, col governo che promuove addirittura costosi corsi  a pagamento  (c.a 600euro) e inutili professionalmente, di aggiornamento on line
Una legge dello Stato, la n.° 230/1962 prevede la trasformazione del rapporto di lavoro da contratto a tempo determinato a indeterminato, al terzo incarico annuale, in ottemperanza alla normativa europea e sancita dalla sentenza della Corte Costituzionale ( n.° 41/2000), ma il contratto ratificato dai confederali non lo prevede. Una delle tante leggi inapplicate
Le forme di lotta eclatanti,clamorose e poco costose, che iniziammo ad attuare autonomamente dal basso, per primi negli anni ’90, considerati mosche bianche da chi vedeva solo gli scioperi e la manifestazione a Roma, con costi insostenibili per i precari, oggi dilagano anche nelle fabbriche.
Con l’impoverimento e il taglio del potere d’acquisto, generalizzato, sono il simbolo di questa stagione di lotte disperate, per la difesa del posto di lavoro, per il lavoro e la sua dignità, con la crisi che taglia  posti di lavoro a centinaia di migliaia, in cui nessun lavoro è sicuro e non permette di fare progetti di sorta e affrontare la vita con serenità.
Tentai e proposi di coordinare su scala nazionale queste forme di lotta, attuate dal basso da tutto il popolo della scuola, docenti precari e di ruolo,personale Ata, studenti, genitori, tramite una rete di Collegi dei Docenti, per dare loro maggiore legittimità, forza e incisività e allargare la solidarietà attiva a loro sostegno. Condizioni decisive per vincere. Non ci riuscii al livello di estensione necessario.
I tempi non erano maturi ma credo ancora che sia la strada giusta da percorrere, ricordandosi che la lotta per la tutela dei diritti acquisiti è inscindibile da quella per acquisirne di nuovi. Le vittorie passate non tutelano per sempre e tutto può essere rimesso in discussione. O lo facciamo noi o lo fanno loro.

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