lunedì 26 novembre 2012

LA CRISI DEL DEBITO SOVRANO

In Europa la lotta di classe si concentra intorno alla crisi del debito, che arriva a toccare anche gli Usa e il mondo anglosassone, cioè i paesi che hanno prodotto il neoliberismo e le illusioni economiche e politiche degli ultimi quarant’anni, e il susseguirsi dei disastri finanziari.
La crisi attuale non è cominciata con il disastro finanziario, è piuttosto il risultato del fallimento del programma neoliberista ( fare dell’impresa il modello di qualunque relazione sociale) e della resistenza, che la figura soggettiva da questi promossa ( il capitale umano e l’imprenditore di se stessi) ha incontrato. E’ questa resistenza, anche se passiva, che ostacolando la realizzazione del programma neoliberista ha trasformato il credito in debito. Se il credito e il denaro esprimono la loro comune natura di <<debito>> è perché l’accumulazione è bloccata, è incapace di garantire nuovi profitti e di produrre nuove forme di assoggettamento.
E’ stato il Giappone a entrare per primo – dopo l’esplosine della bolla immobiliare negli anni ’90 e la successiva esplosione del debito per rimettere in sesto il sistema bancario- in una <<crescta zero>> che volge ormai alla recessione.
Il modello soggettivo <<fordista>>,( impiego a vita, un tempo dedicato unicamente al lavoro, il ruolo della famiglia e la sua divisione patriarcale dei ruoli ecc) è esaurito. Ad esso è subentrata la precarietà del lavoro e della vita.
La crisi del debito non è una follia della speculazione ma il tentativo di mantenere in vita un capitalismo già malato. Il “miracolo economico” tedesco è una risposta regressiva e autoritaria  all’impasse che si era già manifestata prima della crisi del 2007. E’ per questa ragione che la Germania e l’Europa sono così feroci e inflessibili con la Grecia. La crisi finanziaria apre una nuova fase politica , nella quale il capitale non può più contare sulla promessa di una futura ricchezza per tutti , come negli anni ’80.
Per dirla come Marx, può solo contare sull’estensione e l’approfondimento del <<plusvalore assoluto>>, ovvero un allungamento del tempo di lavoro, un incremento del lavoro non retribuito e dei bassi salari, dei tagli ai servizi, della precarizzazione delle condizioni di vita e di impiego, sulla diminuzione della speranza di vita.
Il governo del pieno impiego precario e la tagliola del saldo del debito richiedono l’integrazione nel sistema politico democratico di interi blocchi del programma delle estreme destre.
La resistenza che non ha aderito al programma neoliberista rappresenta la speranza di fuggire alle <<tecnologie di governo>> dei <<governi tecnici>> del debito 
E’ finita l’epopea degli anni ’80 e ’90, dei creativi,del lavoratore indipendente, che investe su di se.  “ padrone di se stesso” che nel perseguire i propri interessi privati, lavora per il bene di tutti.
Oggi l’imperativo è assumere su di se i costi e i rischi della catastrofe finanziaria. La popolazione deve farsi carico del debito che le imprese e lo Stato “esternalizzano” verso la società, il debito privato è diventato debito sovrano degli Stati, debito pubblico, debito nostro.
Attraverso il debito pubblico a indebitarsi è l’intera società acuendo ed esasperando le disuguaglianze, cioè le differenze di classe.. Di fronte al capitale-Creditore Universale siamo tutti “debitori”, responsabili e colpevoli del nostro destino,senza distinzione di sorta tra occupati e disoccupati, consumatori e produttori, attivi o inattivi, pensionati.
La grandissima maggioranza degli europei viene espropriata dall’economia del debito, del debole potere politico concesso dalla democrazia rappresentativa, di una quota sempre maggiore di ricchezza sociale strappata con le lotte e soprattutto del futuro, ovvero del tempo, come potere di scelta possibile, di decisione sulla nostra vita.
Il blocco di potere neoliberista non può e non vuole “ regolare” gli “eccessi” della finanza, perché il suo programma politico, le sue scelte e decisioni, sono le stesse che ha portato all’ultima crisi finanziaria.
Col ricatto del deficit del debito sovrano vuole portare fino in fondo questo programma, iniziato col golpe di Pinochet del 1973 : ridurre i salari ad un livello minimo, di sussistenza, tagliare i servizi sociali per mettere il Wellfare al servizio dei nuovi “ assistiti”, i ricchi e le imprese, privatizzare qualunque cosa, comprese le funzioni prerogative dello Stato, secondo il detto di Reagan << Lo Stato non è la soluzione. Lo Stato è il problema>>.
Le enormi somme che gli Stati hanno concesso alle banche, alle assicurazioni e agli investitori istituzionali, devono ora essere “ rimborsate” da chi paga le tasse e non dai grandi azionisti e compratori di titoli. I costi peseranno quasi interamente sui salariati, precari e non e sugli strati più deboli della popolazione, in particolare precari giovani e non e le donne.
Col denaro pubblico hanno salvato le banche nazionalizzandone le perdite
Mettendo gli Stati in condizioni di fallimento,permettono di imporre ai paesi in deficit, politiche salariali e sociali che la governance neoliberista sognava sin dagli anni ’70.
Nonostante il dilagare della disoccupazione, la crescita negativa e la depressione generale nel Vecchio Continente ed in particolare nei paesi della fascia mediterranea, non si sono avute sollevazioni popolari a carattere democratico simili a quelle tunisine che anticiparono la primavera araba. Ma è proprio di questo che c’è bisogno oggi per avviare un ricambio della classe politica e dirigente, senza il quale si rischia il collasso. Perché questa inerzia delle popolazioni che pagano i costi della crisi restano attonite, paralizzate ? La prima riposta è semplice e va ricercata nelle strategie propagandistiche impiegate dalla classe politica e dalla burocrazia di Bruxelles che usano apertamente e sfacciatamente l’arma della propaganda che confonde i cittadini.
L’ultimo coniglio dal cappello propagandistico è saltato fuori dal summit di fine giugno 2012, che doveva rappresentare la svolta storica dell’Unione Europea, capace di evitare alla Spagna e all’Italia  un destino simile alla Grecia : il Fondo Salva Stati e il Meccanismo di Stabilità:
-innanzi tutto considerare i loro prestiti analogamente a quelli erogati dal settore privato, non garantisce che verranno ripagati in pieno;
- da dove arriveranno poi i soldi necessari? Secondo gli accordi il 30 per cento dei finanziamenti arriverà dalla Spagna e dall’Italia; cioè quasi un terzo dei soldi che dovrebbero aiutarli a difendersi da <<ipotetici attacchi speculativi>> proverrà dalle loro finanze. Quindi aumenterà il loro debito sovrano invece di ridurlo. Inoltre il Meccanismo di Stabilità avrà un capitale massimo di 500 miliardi di euro, a fronte di un debito complessivo di Spagna e Italia di 2700 miliardi di euro, per cui si dovrà trovare un accordo che permetta alla Banca Centrale Europea (BCE) di stampare denaro e agire da creditore dell’ultima spiaggia, altrimenti il Meccanismo di Stabilità non servirà a nulla.
Il nocciolo della questione è che i fondi non ci sono. L’idea è che questa istituzione si autofinanzi vendendo obbligazioni sul mercato dei capitali. Che significa? Che ci si indebiterà ulteriormente per pagare un debito che vogliono inestinguibile, per ipotecare ancora di più le sorti e il futuro delle loro popolazioni che dovranno ripagarlo.
La politica neoliberista di austerità perseguita fino ad ora mira a imporre ai Paesi fortemente indebitati una forte deflazione interna : diminuisce la spesa pubblica, si riducono i salari, scende il consumo e così via in modo che il tenore di vita della fascia mediterranea si abbassi. Contemporaneamente si chiede alla Germania di inflazionare la propria economia, per esempio aumentando i salari per fare crescere il tenore di vita. Seguendo questo modello, i Paesi fortemente deficitari si impoveriscono e quelli più ricchi, che sono anche i loro creditori. 
Ma dove nasce la crisi del debito sovrano che attanaglia i paesi europei della fascia mediterranea ? E’ a partire dal credito immobiliare che è scoppiata l’ultima crisi finanziaria. Non nasce in Europa, bensì con la crisi dei subprime in USA,
La logica del debito/credito è una logica politica di governo delle classi sociali all’interno della globalizzazione e la gestione dei subprime lo dimostra .
Il problema del debito slittato dal debito privato al debito sovrano degli Stati. Chi pagherà le montagne di debiti accumulati per salvare le banche e il sistema di potere dell’economia del debito?
Lo stiamo vedendo sulla nostra pelle, nei paesi europei della fascia mediterranea con la crisi del debito sovrano degli Stati..

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