lunedì 26 novembre 2012

LA GERMANIA E LA CRISI : UN MODELLO DA SEGUIRE?


Le leggi Harzt
Daniel Cohn Bendit ha chiesto alla Merkel << Come è possibile che un paese ricco come la Germania abbia il 20 per cento di poveri?>>. Ipocrita. Da 10 anni la Germania porta avanti politiche di flessibilizzazione e precarizzazione del mercato del lavoro e di rigidi tagli allo stato sociale.
Tra il 2000 e il 2005 il governo “ rosso-verde” di Schroder  introduce la gran parte delle leggi all’origine della situazione attuale : quelle di un “pieno impiego precario”che trasformano disoccupati e inattivi in working poors, con quattro riforme dell’assistenza alla disoccupazione e del mercato del lavoro ( legge Harzt ). Nel 2003 la legge Harzt II introduce i contratti << mini-job>>, una sorta di contratto del lavoro al nero legalizzato ( niente contribuzione sociale per i datori di lavoro, nessuna garanzia agli assunti, né copertura per la disoccupazione, né pensione) e quelli << midi-job>> ( salario tra 400 e 800 euro), spingendo tutti a farsi imprenditori della propria miseria. Nel 2004 Harzt III ristruttura le agenzie per l’impiego, per intensificare il controllo dei comportamenti e della vita e l’accompagnamento dei lavoratori poveri. Dopo di che vara una serie di leggi per “ produrli”.
Il I gennaio 2005 la legge Harzt IV prevede :
-Riduzione della durata di indennità da tre a un anno, obbligo di accettare qualunque lavoro proposto. Per il diritto al sussidio di disoccupazione occorre avere lavorato almeno un anno nei due anni precedenti la perdita dell’impiego. Dopo un anno di sussidio il disoccupato percepisce l’aiuto sociale ( reddito di solidarietà) di 374 euro a persona se era precario o l’indennità di disoccupazione se era mal pagato
- Riduzione delle indennità per i disoccupati di lunga durata che rifiutino di accettare lovori sotto-qualificati
- I disoccupati devono accettare lavori ad un salario di 1 euro l’ora, addizionale al sussidio disoccupazione che percepiscono
- Possibilità di ridurre gli indennizzi dei disoccupati che hanno dei risparmi, con accesso ai loro conti bancari. Possibilità di valutarne lo standard dell’alloggio e di richiederne un trasferimento.
I beneficiari dell’aiuto sociale di Harzt IV sono stimati in 6,6 milioni, di cui 1,7 milioni bambini e 4,9 adulti working poors che lavorano meno di 15 ore settimanali.Nel maggio 2011 le statistiche ufficiali dichiarano cinque milioni di contratti mini-job, con un aumento del 47,7 per cento, preceduti solo dal boom dell’interinale (+134 per cento).
Si tratta di forme di contratto molto diffuse anche tra i pensionati : 660.000 cumulano pensione a un mini-job. Nel 2010 il 21,7 per cento della popolazione è assunta part-time. Nel gennaio 2012 secondo il rapporto << Ombre e luci sul mercato del lavoro>> << Il numero degli impieghi cosiddetti atipici-part time a meno di 20 ore settimanali tra il ’91 e il 2020 è aumentato di 3,5 milioni, mentre quello degli attivi con un impiego regolare è precipitato di 3,8 milioni.>>
Nel 2010 secondo l’università di Duisburg-Essen , oltre 6,5 milioni di persone ricevono meno di 10 euro lordi l’ora, con un aumento di 2,26 milioni in dieci anni; per la maggior parte sono vecchi disoccupati “ attivati”; quelli con meno di 25 anni, gli stranieri e le donne (69 per cento del totale)
Nell’oltre-Reno 2 milioni di occupati guadagnano meno di 6 euro all’ora, nell’ex Repubblica democratica tedesca molti tirano avanti con meno di 4 euro l’ora, cioè 720 euro al mese a tempo pieno.
Durante la crisi finanziaria il governo è ricorso massicciamente alla disoccupazione parziale che consente all’impresa di pagare solo il 60 per cento della retribuzione e la metà dei contributi sociali. Rispetto al PIL, dal 2002, la quota dei salari è scesa del 5 per cento oltre-Reno.
L’età della pensione è stata aumentata da 65 a 67 anni. L’aspettativa di vita dei più poveri, che arrivano solo al 75 per cento del reddito medio, è passata da una media di 77,5 anni nel 2001 a 75,5 anni nel 2011. ei Lander dell’Est del paese da 77,9 anni è scesa a 74,1 anni. Nella ex Germania dell’Est l’aspettativa di vita è di 66 anni, un anno prima del diritto alla pensione ! Mors tua vita mea ! Poco importa , l’economia è sana, i creditori si abbuffano, le <<agenzie>> di rating danno giudizi positivi e l’aspettativa di vita  dei più ricchi continua ad aumentare.
Secondo una ricerca di McKinsey la classe media è in via di estinzione. Nel 2000 era pari al 62 per cento della popolazione, nel 2010 era scesa al 54 per cento e nel 2020 si prevede che sarà inferiore L 50 . Causa principale la sperequazione dei redditi..
Naturalmente l situazione nel Sud Europa è molto peggiore : la classe media, che guadagna tra i 20.000 e i 60.000 euro all’anno, corrisponde al 43 per cento della popolazione, ben 18 punti in meno rispetto agli anni ’80, mentre un quarto della popolazione appartiene alla classe popolare e un buon 20 per cento è scivolata sotto la soglia della povertà, con un aumento delle domande d’aiuto alle Caritas, del 40 per cento in Spagna.
Uno dei motivi è il dislivello tra la crescita dei salari e quella del Pil; secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, dal 2001 al 2007, e quindi prima della crisi  del credito, sono cresciuti meno del 2 per cento, meno del tasso di crescita del Pil. Che significa? Che la ricchezza creata non viene ridistribuita ma finisce nelle tasche di pochi.
La crescita del Pil tedesco tra il 2000 e il 2006 è stata di 354 miliardi di euro. Ma se paragonata ai numeri del debito nello stesso periodo ( 342 miliardi), il risultato reale è una << crescita zero>>
La Germania è il primo dei paesi europei a seguire gli USA sulla strada del progresso liberista.
Fare della povertà e della precarizzazine una variabile strategica della flessibilità del mercato del lavoro è quanto, dietro il ricatto del debito, sta avvenendo in Italia, Portogallo, Grecia, Spagna, Inghilterra e Irlanda. L’europa sta marciando a tappe forzate verso il modello USA del libero licenziamento. Il governo spagnolo  approva nel febbraio 2012 leggi che riducono i salari,facilitano i licenziamenti, riducono l’indennità di disoccupazione da 42 a 24 mensilità, facilitano i licenziamenti per ragioni finanziarie, con una cassa integrazione limitata a 12 mensilità. : è sufficiente che l’azienda abbia tre semestri consecutivi di ribasso di vendite, anche se continua a fare profitti. Già dopo tre trimestri di ribasso delle vendite, le imprese possono imporre ribassi di salario unilaterali. Il rifiuto comporta il licenziamento.
Vi ricorda qualcosa?In Italia l’art. 8 della Foriero e le pretese di Marchionne, o no
Per capire chi decide del destino di intere nazioni, in Germania, la locomotiva d’Europa, nel primo trimestre del 2011, la Deutsche Bank, tra i detentori di una considerevole fetta del debito greco, riporta profitti pari a 3,5 miliardi di euro, circa 10 miliardi annui. Guadagni record destinati a salire a circa 12 miliardi nel 2012. Questo mentre Grecia, Spagna, Italia, Portogallo e Irlanda rischiano la bancarotta per i debiti contratti con le banche internazionali tra cui la Deutsche Bank. Secondo Ackerman, amministratore delegato della banca, << E’ l’ora di portare a casa il raccolto>>, cioè i risparmi, le tasse, i sacrifici, l’austerità,  di americani ed europei della fascia mediterranea. Tutto questo dopo che il governo degli Stati Uniti ha citato in giudizio la Detsche Bank per avere gonfiato la bolla speculativa dei subprime.
I banchieri come Ackerman, che si incontrano a Davos, hanno in tasca le chiavi della cassaforte, decidono chi può accedere ai mercati finanziari, a quali condizioni e chi no. Solo che la cassaforte non appartiene ad un privato, ma a una nazione, dunque a un popolo. La cassaforte è la nostra.
Insieme alle agenzie di rating, quelle che il giorno in cui la Lehman è crollata continuavano a darle AAA, le banche internazionali, possono distruggere o salvare dallo sfacelo una nazione
Sono i cardini del sistema finanziario internazionale su cui poggia il regime politico occidentale corrotto e oligarchico.. Negli ultimi vent’anni tutti i Paesi occidentali, sono diventati dipendenti dal mercato internazionale dei capitali. Se non può attingervi, lo Stato si ferma.
Non a Washington o a Bruxelles , ma nel club esclusivissimo frequentato dall’alta finanza e dalle agenzie di rating, dove si entra solo se si appartiene allo 0.1 per cento dei super ricchi del pianeta, si decidono le sorti del mondo. Nessun governo può sfidarli. Questi individui sono al di sopra delle leggi 
Sfidare i sacerdoti dell’alta finanza vuol dire essere disposti ad invertire la rotta, e cioè fare a meno del credito e a non pagare il debito. E’ possibile. E’ la via imboccata dall’Argentina e dall’Islanda.

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