lunedì 26 novembre 2012

LA GRECIA NELLA CRISI DEL DEBITO SOVRANO


La Grecia nel 1965 piomba nell’instabilità politica che apre le porte alla dittatura dei colonnelli e al colpo di Stato nell’aprile del ‘67, appoggiato dal governo americano. La politica economica dissennata della giunta e la rivolta degli studenti del Politecnico di Atene provocano un altro colpo di stato che istaura di fatto una dittatura, che crolla con l’invasione della Turchia dell’isola di Cipro, nel luglio ’74.
La crisi greca inizia alla fine degli anni ’90 , con i vincoli imposti dal trattato di Maastricht per entrare nella moneta unica, che difficilmente i Paesi con grossi deficit potranno rispettare. Ma la moneta unica si deve fare a costo di alterare i bilanci degli Stati. Ai Paesi ricchi come la Germania e la Francia, la debolezza intrinseca dell’euro, che vale meno del marco e del franco, fa comodo perché rende più competitivi i loro prodotti e infatti la Germania oggi è il secondo esportatore al modo dopo la Cina.
Anche ai Paesi mediterranei la moneta unica fa gola, perché permette loro di accedere al mercato dei capitali a tassi più bassi, grazie all’emissione di obbligazioni in euro.Tutti sanno che questi Paesi non potranno più ricorrere alla svalutazione delle loro monete nazionali, per aumentare la loro competitività. Si truccano i bilanci degli Stati e nessuno a Bruxelles controlla.
Quando nel 2009 l’Eurostat , l’ufficio di statistica dell’UE,ricalcala il deficit del bilancio gre, ci si accorge che in quell’anno è pari al 12 per cento del Pil, più di quattro volte il limite imposto da Maastricht. Il problema è che le banche d’affari sfornano continuamente una varietà infinita di prodotti per aggirare i limiti imposti dalla UE, falsificando di fatto i bilanci.
Nella seconda metà degli anni ’90 vengono smerciati i currency-swaps, un tipo di derivati il cui scopo è occultare un prestito attraverso la trasformazione di un debito presente, in una passività futura. Da Goldam Sachs a J.P. Morgan, dalla Deutsche Bank al Credit Lyonnais, tutti i principali istituti di credito vendono questo prodotto. Il costo di questi sofisticati giuochi è alto, ma lo Stato lo maschera nelle commissioni bancarie.
Da anni la super deficitaria Grecia spende più del 2,5 per cento del Pil, per armarsi contro nemici immaginari; è il principale importatore continentale di armi convenzionali, con il rapporto tra spese militari e Pil più alto in tutta la UE. Tra il 2000 e il 2010 ha speso in armi, sottomarini e caccia 16 miliardi di euro, quasi il doppio di quelli elemosinati a davos nel 2009. ta i più importanti fornitori militari ci sono imprese francesi etedesche. Poche settimane prima che venga varato il prestito europeo di 110 miliardi di euro, nel 2010, l’agenzia reuters dà la notizia di pressioni  dei governi francese e tedesco per l’acquisto di fregate, elicotteri e caccia francesi, per un valore superiore a 13 miliardi di euro e un pagamento di 2,8 miliardi di dollari per tre sottomarini tedeschi. Parte dei soldi per salvare la Grecia dalla bancarotta, finiranno dunque nei bilanci dell’industria bellica francese e tedesca.
Il precariato è stato istituzionalizzato sin dal 2001. Il settore pubblico è il primo datore di lavoro e da prima del 2010 non ha i soldi per continuare ad esserlo, perché le entrate non coprono le spese.
A gennaio 2010 Atene chiede un prestito per un debito di 9 miliardi di euro,ma a Davos i politici fanno solo vaghe promesse, peraltro rinnegate al rientro in patria per non scontentare il loro elettorato. Soluzione: il Paese si indebita con le banche, finchè i mercati decidono di chiudere la borsa nel 2010. A quel punto interviene Bruxelles, con un primo prestito di 110 miliardi di euro e poi con altri 109 miliardi a fine luglio 2011, a cui vanno aggiunti altri 50 miliardi in debiti posticipati da parte del settore privato. Secondo Bruxelles questo dovrebbe consentire una ripresa economica nel Paese a crescita negativa da almeno cinque anni, il cui gettito fiscale non copre tutta la spesa pubblica e che ha un debito pari alo 142 per cento del Pil. Un’illusione.
Dei 109 miliardi di euro stanziati col cosiddetto Piano Marshal europeo, la Grecia ne riceverà solo 34; gli altri 75 finiranno nei forzieri delle banche che hanno in portafoglio il debito greco, serviranno a garanzia della dilazione del pagamento di titoli pari a 54 miliardi. Vuol dire che per convincere il settore privato a emettere nuove obbligazioni, bisogna offrirgli una garanzia che trasformi i titoli spazzatura in obbligazioni AAA. Se la Grecia non paga e va in bancarotta fungeranno da compensazione per i creditori
Ufficialmente , ad agosto 2011, Atene deve ripagare 6 miliardi di euro che non ha; nel 2012 ci sono altri 30 miliardi da restituire. Da dove arriveranno quei soldi se il Paese è a crescta negativa e non ha più accesso al mercato del credito? La risposta sono i 35 miserabili miliardi di euro del cosiddetto Piano Marshal visto prima.
Questa manovra riporterà il debito greco esattamente dov’era quando la crisi è scoppiata nel 2010. Cioè non cambia assolutamente nulla. Ci vogliono altri prestiti e una seconda manovra.
Atene - dopo avere abbassato nel 2010 i salari, aumentato l’età pensionabile, bloccato le pensioni, aumentato l’Iva- mette in atto, su richiesta della UE e del FMI, una seconda manovra  che prevede 6 miliardi di euro di tagli nel 2011, 26 miliardi tra il 2012 e il 2015, privatizzazioni (l’azienda elettrica, la lotteria, il vecchio aeroporto di Atene, alcuni porti e marine) equivalenti a 50 miliardi di euro; un aumento settimanale del lavoro dei dipendenti statali di 2 ore e mezza e la soppressione di 200.000 posti di lavoro el settore pubblico. Nel 2010, 120.000 negozi hanno chiuso; nel 2011 è stata la volta di 6.000 ristoranti, a fronte di una diminuzione dell’affluenza dl 54 per cento. Tutto ciò che vale qualcosa deve essere svenduto. Che le entrate per lo Stato diminuiscano proporzionalmente non preoccupa UE e FMI. La sola cosa che importa e che i creditori ( e soprattutto le banche francesi e tedesche che, detenendo titoli del debito greco, si vedranno salvate una seconda volta dal denaro <<pubblico>>) vengano rimborsati.. Con questo nuovo “aiuto” il debito della Grecia è passato dal 150 al 170 per cento del Pil.Un economista americano , John Coffee, svela cosa ci sia dietro il salvataggio della Grecia : la grecia rischia il fallimento e la BCE vuole evitarlo per salvare le banche tedesche e francesi, che ne subirebbero le conseguenze. Se, al contrario, fosse l’Italia a essere in fallimento, l’onere maggiore sarebbe toccato alle famiglie e non alle banche europee. I mercati lo sanno bene e si comportano di conseguenza.
I mercati lo sanno mentre i giornalisti ,apparentemente, lo ignorano. Immaginiamo cosa succederebbe se i media avessero il coraggio di dire la verità, sostituendo ogni volta <<salvataggio della Grecia>> con << salvataggio delle banche francesi e tedesche>> : ci troveremmo in tutt’altro quadro politico.  
Intanto la società civile è accampata nelle pubbliche piazze contro li piani d’austerità del governo;i giovani fanno circolare su You Tube le immagini degli scontri tra polizia e manifestanti che assediano il Parlamento, contro i <<saldi>> patrimoniali del loro paese. Hanno ragione. Infatti lo stesso FMI ha ammesso che dalla primavera del 2010 e quella del 2011 l’economia greca si è contratta del 9,4 per cento e nel secondo trimestre del 6,9 per cento. Motivo? La politica di austerità ha strangolato la crescita.
I greci non sono in grado di ripagare i debiti accumulati dalla classe dirigente e il loro futuro rischia di essere deciso dalle banche di Pesi stranieri. I politici greci hanno mentito alla popolazione, hanno usato il falso benessere per essere rieletti e ridistribuire ricchezza tra le èlite che li sostengono. La moderna tragedia greca quindi è frutto del malgoverno, degli abusi, della cattiva gestione dello Stato, con la complicità del FMI e dell’Unione europea.
Il debito greco è ingestibile o meglio inestinguibile e nessuno ne conosce le dimensioni reali e lo stesso discorso vale per l’Italia, la Spagna, il Portogallo, l’Irlanda…
Nei Paesi del Sud Europa la disoccupazione è il triplo rispetto al Nord, in Olanda e Germania, quella giovanile è inferiore al 10 per cento, con l’eccezione del Regno Unito al 18,5 per cento e la deficitaria Irlanda. In Italia all’inizio del 2011 era , secondo i dati ufficiali sicuramente per difetto, del 29 per cento, con punte al Sud fino al 50 per cento, in Spagna superava il 40 per cento e in Grecia era del 39,6 per cento.
In Grecia la corruzione e le tangenti hanno sottratto all’erario pubblico l’equivalente del 8 per cento del Pil, oltre 20 miliardi di euro, abbastanza per evitare lo scoppio della crisi del debito sovrano e quella dell’euro.
E’ però l’Italia ha avere il triste primato della corruzione. Trasparency International la inserisce nella hit parade dei 21 Stati al mondo le cui imprese corrompono di più i pubblici ufficiali; non dimentichiamoci che il PSI  craxiano voleva istituzionalizzare le tangenti al 3 per cento. In italia l’economia illegale è talmente diffusa  e pervasiva da fornire al Paese la liquidità necessaria per non affondare.
In conclusione è bene ricordare che la Grecia viene mantenuta sull’orlo della bancarotta per un ritardato prestito chiesto  a Davos nel gennaio 2010, di 9 miliardi di euro.

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